lunedì 14 febbraio 2011

Cinesi che non sanno il cinese

Tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, nasceva la mia generazione.
All'epoca ce n'erano meno di cinesi in circolazione, io ero la prima a nascere nella città di Arezzo e addirittura pubblicarono un breve articoletto sul giornale locale.
Quindi situazione ben diversa rispetto ad oggi in zone come Prato, dove l'articolo lo dovrebbero pubblicare se nascessero bimbi italiani.
http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/societa/200806images/pringles01g.jpg
Un bambino cinese all'epoca era raro quanto le patate vere nei Pringles
Comunque, tornando a noi, la mia è la generazione più di "mezzo". Solitamente i nostri genitori hanno scelto nomi italiani per noi, perché non è bello sentirsi chiamare perennemente in modo sbagliato. Nascevano così i vari Luca Chen, Alessandra Wang, Giacomo Hui, Fabrizia Lin e così via. Qualcuno di particolarmente sfigato come me si è trovato con un nome italiano storpiando, avendo così un nome né italiano né cinese. Ma alla fine ciò indica benissimo la mia condizione.
La maggior parte dei miei coetanei che conosco non sanno il cinese ufficiale, il putung hua. Parliamo il dialetto del nostro paese, il wenzhou hua. Se volessimo fare un paragone, siamo come siciliani che sanno solo il siciliano e non riescono a farsi capire dagli italiani né a capire l'italiano.

Ma perché i nostri genitori non ci hanno insegnato il putung hua, che a noi sarebbe ben più utile? I motivi sono diversi, ma principalmente quattro:
1-Non si pensava che il putung hua potesse essere così importante
2-I genitori stessi erano abituati a parlare tra di loro, con i familiari e gli amici in wenzhou hua, quindi in un certo senso diciamo che era un'abitudine.
3-I bambini venivano mandati in Cina per i primi anni e venivano allevati dai familiari, che parlavano ovviamente wenzhou hua. Una vola tornato in Italia il bambino si trova in un luogo lontano migliaia di kilometri, con persone praticamente sconosciute, deve imparare l'italiano. Ve la sentireste di spaesarlo ulteriormente parlandogli anche in casa in un'altra lingua che non conosce minimamente?
4-Non esistevano scuola di cinese. E questo penso che sia il punto fondamentale. I punti 2 e 3 sono ancora oggi validi(anche se non del tutto), ma adesso è possibile mandare i figli in scuole dove si insegna il cinese. Così il genitore può parlare normalmente wenzhou hua come è abituato, tramandare la sua cultura linguistica senza negare al figlio uno strumento per il futuro. Inoltre si togli il figlio dalla scatole per un paio di ore, comodo, no?

Per risolvere questo problema in Cina sono state create scuole apposite, divise per livelli presumo. Andare in Cina per qualche mese sarebbe l'unica soluzione per me, poiché le scuole di cinese che ho frequentato in Italia, sono per insegnare a chi sa già qualcosa. Magari ci dedicherò un post in futuro.
Inoltre undici anni di inglese a scuola per un totale circa di  363528 ore(3 ore alla settimana) e l'incapacità di parlare inglese dimostrano che solo "immergendosi" nella lingua la si può imparare.
Comunque so meglio l'inglese del cinese.
Anzi, so meglio il veneto che il cinese, il che la dice lunga su quanto non conosco il cinese.
http://www.correrenelverde.com/animali/images/gallo.JPG
Igà igà i gai..no, non è cinese. E' veneto.

Se qualcuno fosse interessato lo stesso ad imparare qualcosa del cinese, esiste questo sito che offre gratuitamente un corso base http://www.infocina.net/corso io sono arrivata alla lezione 4!